Dettaglio bacheca

04/03/2008 - Sostanze pericolose in ambiente domestico: la metaldeide detta "lumachina"

L’ambiente domestico è causa frequente di intossicazioni e avvelenamenti per gli animali domestici. Sarà opportuno pertanto affrontare il problema in modo sistematico, in modo che i proprietari conoscano il potenziale pericolo di prodotti comunemente utilizzati ed erroneamente considerati innocui.
La settimana scorsa abbiamo affrontato il problema dell’avvelenamento da topicidi. Con questa rubrica affronteremo l’avvelenamento da metaldeide, comunemente conosciuta come “lumachina”, in quanto utilizzata per eliminare i lumaconi che infestano orti e giardini.
L’aspetto e l’odore non inducono sospetto nei nostri animali, che occasionalmente se ne nutrono quando incontrano le esche, generalmente messe in prossimità di orti e giardini.
Il gatto, sospettoso e difficile di gusti, talvolta si avvelena non perché se ne nutre, ma sporcandosi le zampe che poi lecca quando si reca negli orti per curiosare o per fare i suoi bisogni, essendo la terra morbida molto gradita come lettiera.
E’ sufficiente una modica quantità per causare seri problemi nel cane e nel gatto.

I sintomi compaiono poco dopo l’ingestione, occasionalmente a distanza di 1-3 ore. La gravità dei sintomi varia con la dose ingerita, ma in ogni caso la sintomatologia è prevalentemente di tipo neurologico. Inizialmente è presente ansietà, tremori e respiro affannoso. Successivamente il soggetto colpito presenta incoordinazione dei movimenti, i tremori aumentano di intensità, le pupille si dilatano e la bocca diventa schiumosa. La morte può avvenire per arresto respiratorio ed ipertermia.
Se il paziente, in seguito a ricovero presso struttura veterinaria supera la crisi, e questo può richiedere anche 24-48 ore, in alcuni casi può manifestare un’insufficienza renale anche alcuni giorni dopo l’avvelenamento.
Anche il fegato può essere compromesso, ed un recupero completo può richiedere diverso tempo.

Trattamento: bisogna urgentemente portare il cane od il gatto dal veterinario, in modo che le cure possano essere impostate il prima possibile.
Non esistono antidoti, pertanto le cure consistono nel trattamento delle crisi convulsive, nel monitorare la temperatura in modo che non salga ed eventualmente ossigeno terapia. Si somministrano fluidi endovena per facilitare l’escrezione del veleno e ridurre i danni renali.
Nel malaugurato caso che non si possa raggiungere una struttura veterinaria, e solo in questa circostanza, si può tentare di far vomitare l’animale somministrandogli acqua e sale e poi far bere del latte, che riduce l’assorbimento della metaldeide. Si tratta  di palleativi, e la prognosi n questi casi è favorevole solo se l’assunzione è stato modesta.


Precauzioni: prima che il paziente torni a casa sarà opportuno eliminare ogni possibile fonte di avvelenamento, in quanto il cane odo il gatto non associano i sintomi con il prodotto ingerito, e potrebbero assumerlo nuovamente.
Se non si è utilizzato il prodotto, e si esclude che qualcuno possa averlo introdotto deliberatamente o meno nel giardino, evitare di far uscire per un mese o due l’animale, nella speranza che l’esca sia nel frattempo scomparsa.